[Fanfiction] Qui, all’inizio di ogni cosa

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    Qui, all’inizio di ogni cosa


    Ha sempre avuto occhi troppo grandi perché potessero essere ignorati. E’ sempre stato più piccino, persino gracilino, rispetto agli altri bambini, tanto che, di solito, nelle partite di calcio o basket a scuola viene quasi sempre scelto per ultimo.
    Eppure, gli occhi di Yuugi sono così grandi solo perché il suo cuore è grande, sono così fiduciosi perché ha un’anima candida, di chi sa ancora sognare e vedere in una stella non solo una massa gassosa, ma desideri da esprimere e a cui aggrapparsi.
    E’ sempre stato un bambino semplice, persino remissivo, di una dolcezza innata. A vederlo così tranquillo e silenzioso, con un sorriso appena accennato per via della timidezza, si può solo provare tenerezza e chiedersi perché non trovi il coraggio di alzare lo sguardo e guardare il mondo da un’altra prospettiva che non sia quella del semplice spettatore.
    Bassino, con dei capelli improbabili, Yuugi passa le sue giornate tra i banchi di scuola e i suoi giochi. Li ama, li colleziona, li fa suoi e li usa come un ponte tra sé e gli altri, come lo strumento perfettamente accordato che gli permetta di trovare un amico sincero e vero. E’ sempre stato il suo desiderio più grande, il più impellente, perché non è facile, non è mai stato facile per lui avere degli amici: troppo riservato, troppo introverso, troppo insicuro, troppo silenzioso. Forse persino malinconico, una malinconia che non dovrebbe appartenere a un bambino, una di quelle ti prende allo stomaco e ti inchioda forzatamente al tuo posto, a guardare come scorre frenetica la vita degli altri e a sognare di “essere come loro”, come se ti mancasse qualcosa e fossi in attesa di capire cos’è e dove si trovi.
    Non è mai mancato l’affetto della famiglia, a Yuugi. Ha un papà sempre in viaggio che chiama ogni sera, una mamma che lo costringe a mettere in ordine la sua stanza ogni venerdì pomeriggio e a piegarsi i calzini, un nonno che, quando sta nel suo negozio di giocattoli, sembra persino più bambino del nipote. E’ amato, coccolato, gli vengono impartite importanti lezioni di vita e Yuugi avverte il calore che tanto ama scaldargli il cuore.

    Ha sette anni, lo zaino in spalla mentre corre per le strade di Domino per tornare a casa, a lezioni concluse.
    Il Turtle Game Shop si staglia davanti a lui che si precipita all’interno con la sua solita allegria, la sua ventata di freschezza. Saluta il nonno, aggrappandosi al bancone e curiosando tra gli scatoloni disseminati qua e là.
    «Cosa stai facendo, nonno? Cosa sono tutte queste scatole?»
    Sugoroku Muto sorride indulgente, mentre sposta l’ennesima scatola e si asciuga il sudore su un grosso fazzoletto. Osserva il nipote con un che di divertito, mentre gli risponde: «Sto facendo un po’ di pulizie nel magazzino, Yuugi. Sai, è ora di mettere in vetrina qualche nuovo gioco. Ti va di darmi una mano?»
    Yuugi si illumina, adora curiosare tra i giochi del nonno ed essergli utile, adora allestire le vetrine nel negozio, gli piacciono l’odore del legno dei vecchi giocattoli del secolo scorso e i colori di quelli nuovi e tecnologici. Fila dritto nel retro bancone, infilandosi giù per la scala che conduce alla cantina, accompagnato dalla raccomandazione del nonno: «Fai attenzione a non farti male!»
    Ad accoglierlo, superati i gradini di legno scricchiolante, c’è lo scantinato semibuio e polveroso, la luce tenue di una lampadina appesa al soffitto che, tuttavia, non penetra tutti gli angoli e li lascia immersi nell’oscurità, tanto che sembrano non esistere, ma aprirsi, penetrare l’infinito.
    La polvere danza in larghe spirali nell’aria. In controluce se ne possono contare i granelli che si rincorrono, vorticando, così come si riconoscono i fili sottili delle ragnatele che ornano come festoni gli oggetti accatastati.
    Yuugi non ha paura. C’è stato tante volte in quella cantina; l’odore di carta ingiallita e di polvere gli sono familiari e sa bene che le ombre proiettati sulle pareti per via della lampadina appartengono a normalissimi oggetti: un attaccapanni, un baule, vecchi quadri accatastati, scaffali e tante scatole di diverse dimensioni.
    Saltella oltre una cassettina piena di libri, aggira uno scaffale colmo di barattoli opachi, e si guarda in giro come se fosse nel paese dei balocchi, come se ci fosse un mistero da svelare: fantasia da bambini. O forse no, forse nell’aria c’è qualcosa di diverso, una lieve tensione che ingigantisce man mano e batte, come un cuore, nella speranza di dissolversi nella consapevolezza della scoperta.
    Lì, tra le cianfrusaglie che affollano un vecchio baule foderato di raso ormai consunto, qualcosa brilla, riflettendo la lucina della lampadina, richiamando l’attenzione e la curiosità di chi sogna di star esplorando vecchie rovine sepolte dal tempo in cerca di un tesoro, come un moderno Indiana Jones.
    E il tesoro c’è, Yuugi lo adocchia. Lascia perdere tutto il resto per quel tesoro luccicante e sconosciuto. Sente il cuore battere improvvisamente più forte. Tum… tum… tum! Socchiude gli occhi, aggrotta la fronte man mano che si avvicina al baule. Le sue mani si allungano verso la scatola dorata che lo chiama con voce suadente e antica, in una lingua che Yuugi non ha mai sentito ma che, scopre, comprende benissimo col cuore.
    Il tesoro è tra le sue mani e Yuugi sorride, sgrana gli occhi con entusiasmo malcelato e rigira la scatola dorata ricoperta di strane incisioni in rilievo e ornata da un occhio stilizzato.
    «Che strani segni! Però è così bella e chissà cosa c’è dentro… la porterò al nonno! » decide Yuugi, gongolando. Già stringe la scatola al petto, già se la accosta al cuore.
    Già sente su di sé una ventata potente di consapevolezza, di completezza che gli scivola nell’anima, senza apparentemente lasciare traccia, ma attecchendo segretamente, silenziosamente. Darà i suoi frutti qualche anno dopo, il tempo di crescere, il tempo di realizzare i propri sogni.

    ***
    Il deserto è sconfinato e, davanti ai suoi occhi, muta continuamente. Le dune vengono spazzate dal vento, prima abbattute e poi rimodellate; il Khamsin – il Ghibli- soffia sempre da una parte diversa dalla precedente e non si mai quando si abbatterà in tutta la sua maestosa potenza; le piramidi sorgono e si sbriciolano assecondando lo scorrere veloce e inglorioso del tempo che, tuttavia, non sfiora il vagabondo che si aggira in quel luogo caotico. Una maledizione o un dono? Tutto attorno a lui muta, senza che l’ospite di quel mondo venga intaccato.
    Vede gli obelischi sfiorare un cielo denso di nubi, oscuro e tempestoso, e poi crollare di schianto al suolo ed essere seppelliti dalla sabbia vorace, corrosi. Vede un sole freddo sorgere e subito lasciare il posto alla notte cupa, senza il conforto delle stelle o della luna.
    Il tempo danza a un ritmo forsennato in quel luogo dove tutto esiste e, contemporaneamente, non esiste.
    Lui, il vagabondo, si aggira senza mai fermarsi, condannato ad errare in un mondo che sente essere il suo, ma troppo diverso da come l’ha vissuto in vita.
    Non ha un nome, anzi, non lo ricorda. Dev’essere stato cancellato dallo schiaffo del vento del deserto o roso dalla sabbia, o cancellato dagli anni che, in fila, gli son piovuti addosso come falchi sulle prede. Non ha memoria, non stringe nulla tra le mani se non la certezza del suo vagare senza meta tra le rovine di un mondo che doveva essere stato ricco, fastoso, traboccante di vita. Non sa nemmeno perché vaga, lo fa per inerzia, per non essere seppellito sottoterra, per non divenire un’arida mummia, per non permettere che il suo spirito venga dissolto nel nulla.
    Indossa vesti di lino bianchissimo, si cinge i fianchi e la fronte con oro purissimo, eppure il suo volto è segnato da un antico dolore, dalla certezza che il suo esilio, in quel luogo privo di luce e conforto, è stato volontario. Eppure, non ne conosce il motivo.
    Il deserto scorre sotto i suoi piedi, rapido, sempre più rapido, fino a che scompare come un miraggio e lui raggiunge nuovamente la porta che aveva attraversato per penetrare in quella regione arida, se la chiude alle spalle solo per guadagnare l’accesso al solito labirinto in pietra, con scale in posti improbabili e tappezzato di porte, che esplora da più di tre millenni.
    Peccato, non ha ancora trovato la porta giusta per uscire da quel posto.
    Ogni porta che apre si rivela un fallimento: molte non si aprono, altre non portano che a stanzette vuote, altre lo catapultano tra rovine d’un tempo lontano come quella da cui è appena uscito. Certe stanze sono così sconfinate che non è riuscito mai ad esplorarle interamente, altre rivelano trappole, mostri, incubi e tormenti.
    E’ privato della pace, in quel luogo dove spazio e tempo sono solo illusioni, metronomi che lui usa per scandire una realtà in cui è imprigionato da troppo tempo e che l’ha reso come una fiera in gabbia.
    Ha occhi troppo affilati, uno sguardo troppo freddo e troppo terribilmente antico. E’ alto, così longilineo e con quel portamento tanto orgoglioso e determinato da incutere timore e reverenza.
    Ha un cuore che non conosce la tenerezza di una voce amica o la dolcezza di un sorriso, che non viene sfiorato dal calore da secoli. Non prova pietà, solo la logica, gelida sicurezza di dover vegliare su ciò che ritiene giusto, di amministrare col pugno ciò che non può essere raddrizzato con la gentilezza.
    E’ il guardiano della sua stessa memoria e del suo stesso spirito errabondo. E’ il re del suo mondo senza regole, immerso nel caos. E’ il signore che dirige il suo gioco con l’eternità come fosse una partita a Senet.
    Il tavoliere che usa per le sue partite esiste davvero e occupa un’intera sala: è di forma rettangolare, con le caselle colorate e smaltate, le pedine di forma diversa in alabastro, le tavolette che fanno da dadi.
    Il gioco è tutto ciò che ha imparato a conoscere e ad apprezzare nella sua prigionia. Il gioco è quanto gli basta per trovare un senso alla sua esistenza, in attesa che si compia la sua missione… se ha una missione da portare a termine, ovvio.
    Deve aspettare che arrivi il momento propizio e, forse, potrà tornare ad assaporare la vita, la luce del sole e delle stelle. Forse potrà persino invecchiare e ritrovare se stesso. Infondo, lo spera. Sono tremila anni che lo spera.

    Sta camminando lungo lo stretto corridoio illuminato da una torcia che proietta la sua lunga ombra tutt’attorno. Le mani sfiorano la cintura che gli stringe il gonnellino ai fianchi e poi salgono alla larga collana di placche d’oro e lapislazzulo, la slacciano. Gli manca il respiro. E’ una strana sensazione, è come se fosse risucchiato, richiamato verso una meta che prima non aveva mai sfiorato e che ora lo vuole urgentemente trarre a sé, tanto urgentemente che lui prova un senso di affanno, di vertigine.
    Si spoglia degli ornamenti regali, li ammonticchia in un angolo e raggiunge la grande porta su cui troneggia un gigantesco occhio dorato.
    «L’Occhio di Ra mi chiama. Non avevo mai notato questa porta. Dove condurrà? », la sua voce rimbalza profonda e colorata di stupore tra le pareti di nuda pietra. Parla una lingua che ha obliato, ma che gli appartiene come gli appartengono le iscrizioni che campeggiano sulla quella strana porta: “Questa è la via che conduce all’Inizio e alla Fine”.


    ***

    Yuugi sgambetta su per le scale, con il suo tesoro tra le mani, vittorioso. Sbuca nel negozio, saltella attorno al nonno, mostrandogli la scatola d’oro.
    «Nonno, nonno, guarda cos’ho trovato! Posso tenerlo, posso?! »
    Sugoroku pare stupito, esamina la scatola con un’occhiata critica. Si massaggia il mento e poi annuisce con soddisfazione.
    «Yuugi, sai cos’è questo? E’ un antico gioco egizio. Io cercai di costruirlo, ma non ci sono mai riuscito e l’ho conservato nel magazzino. Pensavo di venderlo a qualche collezionista ma, dopotutto, se ti piace tanto, puoi tenerlo! »
    «Un gioco egizio? Sembra proprio bello, grazie nonno! Mi metterò subito d’impegno per risolverlo e lo custodirò gelosamente! » Yuugi è luminoso, felice. Imbroncia appena la bocca e continua a tempestare di domande il nonno: «Mi dici cosa c’è scritto, sopra? Ci sono dei disegni così strani…»
    Sugoroko gli scompiglia i capelli e ridacchia. Assume l’espressione da vecchia volpe e rivela, con tono cospiratorio: «Vedi, Yuugi, questi sono geroglifici, l’antica scrittura egizia. C’è scritto che colui che risolverà il rompicapo potrà esprimere un desiderio! Su, coraggio, fila in camera tua, adesso! »
    Yuugi non se lo fa ripetere due volte. Attraversa il negozio, s’infila in casa e sale le scale di corsa, salutando la mamma che si affaccia dalla cucina con una risata argentina. Una volta in camera sua, si fionda alla scrivania, ci poggia sopra la scatola, pigia sul pulsantino della lampada da tavolo e si siede.
    «Se finirò il gioco potrò esprimere un desiderio! E io so già cosa voglio!»
    E’ con cura, come se dovesse esaminarla a fondo, che osserva i bordi cesellati del contenitore d’oro sotto la luce della lampada. Apre la scatola e ci guarda dentro trepidante, trovandoci tanti pezzi dorati, un rompicapo dall’aria di difficile risoluzione, che sparge sul pianale, passandoseli tra le dita tutto eccitato.
    «Fantastico, è un puzzle!»
    Speranza negli occhi di Yuugi, una marea che fluisce delicata a lambirgli il cuore, a cullarlo. Il suo desiderio più grande potrà avverarsi: potrà finalmente avere degli amici sinceri. Speranza gli colora le guance.


    ***

    Lo Spirito, inquieto, spalanca la porta, con risolutezza.
    Il buio della stanza in cui s’insinua viene improvvisamente interrotto da un fascio di luce, tenue, timido, appena accennato. Lui segue lo spiraglio di luce come fosse un sentiero sicuro, con la certezza che i tempi sono maturi, che tutto sta per avere inizio, ancora una volta, e poi per finire. Definitivamente.
    Remota, una voce di bambino. Remota, la speranza che si riaccende. Remota, la carezza di dita delicate, come eco del passato.
    Yami, lo Spirito Oscuro, sorride e, investito dal fascio di luce, spalanca le braccia: «Ti stavo aspettando. »
    Sente in bocca il sapore della vita. La speranza gli lambisce il cuore.






    __________________________
    Note dell’autrice:

    la fan fiction trae ispirazione dal primo numero del manga di Yu-gi-oh e vuol descrivere il momento in cui Yuugi trova il Puzzle del Millennio, oltre che la vita del Faraone intrappolato nel rompicapo.
    Spero di essere riuscita a descrivere fedelmente entrambi i personaggi, ho fatto del mio meglio.
    La storia partecipa, inoltre, all’iniziativa di FanWorld “un prompt al giorno”, con prompt: “deserto”.


    Melian
     
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    E così anche la nostra Mel è tornata con furore con questa fantastica One-Shot.

    Davvero molto bella la descrizione di Yugi e soprattutto mi sono piaciuti gli accenni alla sua famiglia (seguendo l'anime non sappiamo nulla di sua mamma e del papà, ma solo del nonno). A quell'età probabilmente avevo molto in comune con lui, le sue insicurezze, il suo essere introverso, eccetera.

    In effetti è grazie a Yami che il personaggio di Yugi potrà finalmente maturare.

    Apprezzabile anche la descrizione del "mondo" dove vive Yami prima di accedere al puzzle, per fortuna senza troppi termini egizi che mi sarebbero tornati un po' difficili.

    CITAZIONE
    E’ il guardiano della sua stessa memoria e del suo stesso spirito errabondo. E’ il re del suo mondo senza regole, immerso nel caos. E’ il signore che dirige il suo gioco con l’eternità come fosse una partita a Senet.

    Ecco per esempio Senet, non lo conosco :) ma direi che è un gioco con i dadi

    CITAZIONE
    Il gioco è tutto ciò che ha imparato a conoscere e ad apprezzare nella sua prigionia. Il gioco è quanto gli basta per trovare un senso alla sua esistenza, in attesa che si compia la sua missione… se ha una missione da portare a termine, ovvio.
    Deve aspettare che arrivi il momento propizio e, forse, potrà tornare ad assaporare la vita, la luce del sole e delle stelle. Forse potrà persino invecchiare e ritrovare se stesso. Infondo, lo spera. Sono tremila anni che lo spera.

    O cinquemila anni, secondo gli italo-americani :) :)
    A parte ciò, queste frasi sono il top di questa storia.

    CITAZIONE
    Speranza negli occhi di Yuugi

    CITAZIONE
    Yami, lo Spirito Oscuro, sorride e, investito dal fascio di luce, spalanca le braccia: «Ti stavo aspettando. »
    Sente in bocca il sapore della vita. La speranza gli lambisce il cuore

    Aspetta e spera :)
    Ti piace proprio parlare della "speranza"! Se non sbaglio anche in altre tue fanfiction la speranza è importante. Me ne ricordo una su Dragon Ball, se non sbaglio!

    Comunque brava Mel!
     
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    Grazie del commento, Zure! :bril:

    In effetti, quando ci si getta su questo tipo di manga e anime come Yu-gi-oh!, spesse volte il rischio è quello di mettere da parte la personalità dei personaggi, la loro storia, il loro evolversi e concentrarsi unicamente sull'azione che, poi, è la parte fondante di manga/anime di questo tipo, ovviamente. Tuttavia, sono sempre dell'avviso che, se dietro a tutto non c'è una storia che valga la pena e se mancano pure dei personaggi interessanti, tutta l'azione del mondo non serve a granchè.


    CITAZIONE
    Davvero molto bella la descrizione di Yugi e soprattutto mi sono piaciuti gli accenni alla sua famiglia (seguendo l'anime non sappiamo nulla di sua mamma e del papà, ma solo del nonno). A quell'età probabilmente avevo molto in comune con lui, le sue insicurezze, il suo essere introverso, eccetera.

    In effetti è grazie a Yami che il personaggio di Yugi potrà finalmente maturare.

    Quindi, sarà anche perchè sono una schiappa coi duelli e la mia sensibilità da scrittirce di fanfiction si concentra maggiormente sulla storia dietro l'azione e sulla psicologia dei personaggi, mi sono buttata e ho cercato di dare vita a qualcosa di direttamente ispirato a ciò da cui tutto quello che conosciamo di Yu-gi-oh! inizia. Da qui ho voluto tracciare una linea che abbracciasse la personalità di uno Yugi bambino, che ha una famiglia come tutti e, in più, una fragilità sulle spalle più forte di molti suoi coetanei: è così che Yugi nel primo numero del manga ci viene presentato, come un ragazzino introverso, semplice, puro, legato ai giochi perchè sono l'unico mondo che conosce e che può governare e che gli consente di proporsi agli altri e cercare amici.
    Yugi nasce così e io ho voluto scavare ancora un po', al fatidico momento dell'incontro con ciò che gli cambierà la vita. E sì, hai ragione: è grazie al Faraone che Yugi troverà la molla per il suo cambiamento, per la sua crescita. Lo trovo molto bello.



    CITAZIONE
    Apprezzabile anche la descrizione del "mondo" dove vive Yami prima di accedere al puzzle, per fortuna senza troppi termini egizi che mi sarebbero tornati un po' difficili.
    Ecco per esempio Senet, non lo conosco :) ma direi che è un gioco con i dadi

    Grazie! Mi piaceva l'idea di dare una veste alle infinite stanze del Puzzle del Millennio. Sono straconvinta che ogni angolo di quel mondo sia l'esatto riflesso della mente, dei sentimenti, di tutto ciò che muove Yami (e mi pare che sia proprio detto chiaro e tondo, ma non ricordo se nel manga o nel cartone!). Mi piaceva mescolare il caos e un angolo di Egitto che lui non riconosce come tale, un miserevole pezzettino di memoria confusissima, un luogo duro, inospitale, dove risaltasse l'inquietudine, la solitudine, la confusione, la voglia di vendetta di Yami Yugi. E' un giustiziere, infondo. E' crudele, persino sadico: questo è il quadro iniziale da cui poi parte l'evolversi verso un personaggio come eroe enigmatico d'altri tempi. XD

    Non ho messo nulla di troppo "egizioso" o complicato, in effetti. Il Senet, però, è una cosina che magari non tutti conoscono e mi sono scordata di metterci una nota esplicativa. :P
    Per farla breve, il Senet è un gioco egizio che fa uso di un tavoliere rettangolare e di pedine. Non di dadi, perchè in Egitto i dadi non esistevano. Si usava un sistema diverso, simil dadi, come per esempio dei bastoncini con le estremità colorate di colore diverso.
    Grossomodo, qualcosa in merito lo trovi scritto su wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Senet.
    Se poi ti interessa, io anni fa, feci qualche ricerchina e ho riassunto le regole ipotizzare dai vari studiosi: te le posso postare. XD



    CITAZIONE
    O cinquemila anni, secondo gli italo-americani :) :)
    A parte ciò, queste frasi sono il top di questa storia.

    Ammetto: seguo la datazione del manga, per andare sul sicuro. ù_ù
    Sono contenta ti siano piaciute! *_* L'ottica era quella di porre l'accento su ciò che dicevo prima: Yami Yugi come spirito inquieto e vendicativo che agisce attraverso il gioco. Ho voluto trovarci questa spiegazione: nel puzzle ha dovuto sopravvivere, quindi per lui il gioco è un fatto di sopravvivenza, di strategia, di guerra, è l'unico modo in cui si interfaccia con se stesso e la realtà che lo circonda.



    CITAZIONE
    Aspetta e spera :)
    Ti piace proprio parlare della "speranza"! Se non sbaglio anche in altre tue fanfiction la speranza è importante. Me ne ricordo una su Dragon Ball, se non sbaglio!

    Sì, vero, tocco spesso il tema della speranza, in Yu-gi-oh!. Perchè trovo che sia uno dei sentimenti trascinatori, assieme al valore dell'amicizia, della lealtà, dell'onore, dell'amore per la famiglia (Seto e Mokuba, Joey e Serenity), dell'amore in generale, del coraggio, del saper rischiare, del sacrificio e quant'altro.
    Non si direbbe, ma se lo guardi con l'occhio più attento, oltre l'azione, trovi un calderone di sentimenti in ballo che sono un po' il filo rosso che unisce i personaggi.
    La speranza mi sembrava un qualcosa di doveroso, in questo caso. Yugi si sente solo, spera di poter esaudire il suo desiderio di trovare degli amici, lo spera con tutto se stesso. Il Faraone - tra coscienza e incoscienza, tra tormento e apatia di uno spirito che non ha memoria e cognizione di sè - spera altrettanto di trovare una risoluzione a quel suo essere in ballo, senza riposo: è forse un primo spiraglio di apertura e di umanità in lui, volutamente forse troppo calcato ed esagerato, ma ho preferito che Yugi e il suo Alter Ego fossero uniti nella storia non solo in certi rimandi-differenze di aspetto e logica (il gioco su tutto), ma anche da questo sentimento.


    Oddio, ma che ho scritto? u.u"
     
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    E, gente, mentre leggete questa storia, ascoltatevi questa, che merita:

    www.youtube.com/watch?v=l2AFKzHjczw
     
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    Wow! Non ho parole... ecco perché dicevo che tutti i complimenti che mi avete fatto per "Magazzino dei Mondi" non sono tanto meritati, sei tu la vera scrittrice, io non avrei saputo creare niente del genere.
    Mi piace come descrivi Yugi e Atem, due persone con problemi diversi... ma NON del tutto diversi alla fine. Se vogliamo, due "potenziali amici", in cerca l'uno dell'altro senza saperlo. Yugi sogna degli amici, ed è tanto sfigato da non trovarli in modo normale che ha bisogno di esprimere un desiderio ad un gioco egizio, non c'è da stupirsi che molti geek come me possano riconoscersi in lui. :)
    Cerca degli amici, e subito il pensiero va a Joey e agli altri che incontrerà, ma tu ci ricordi che l'amico più speciale che troverà è proprio il Fanfy, in "convivenza forzata" prima da sopportare e poi da apprezzare.
    E i due è come si cercassero a vicenda, ma all'inizio sono destinati a non trovarsi, un po' come le lettere di Sangan e Tour Guide che si incrociano senza trovare il destinatario (oh ca22o che razza di paragone ho fatto, non intenderla in senso slash!).
    Fai sentire lo stress e il logorio che l'Anonimo ha dovuto subire rinchiuso tremila anni in quella maledetta piramide virtuale, rinchiuso di sua volontà ma quasi senza sapere che fosse di sua volontà, sperduto e smemorato come tanti personaggi della fantascienza Dickiana e post-Dickiana alla ricerca dei pezzi perduti. E non c'è da stupirsi che, il giorno che è uscito, da Faraone fosse diventato Fanfarone: incazzoso, crudele... insomma "Yami", tenebra.
    Complimenti, complimenti e ancora complimenti alla nostra "wordslinger" (word + gunslinger, pistolera di parole, espressione usata da Stephen King), alla nostra coraggiosa esploratrice dell'animo tormentato dei personaggi.
    p.s. Bella l'idea della colonna sonora!


    ---
    Commenti puntuali:

    CITAZIONE
    Ha sempre avuto occhi troppo grandi perché potessero essere ignorati

    E te credo! I personaggi degli anime hanno spesso e volentieri occhi enormi, ma quelli del nostro tricolore sono di livello superiore...

    CITAZIONE
    e vedere in una stella non solo una massa gassosa

    ... ma anche i re del passato che ci guardano da quelle stelle...

    CITAZIONE
    ma desideri da esprimere e a cui aggrapparsi

    When you wish upon a staaaar...

    CITAZIONE
    troppo introverso, troppo insicuro, troppo silenzioso

    Finchè il Silenzioso non è rimasto abbastanza tempo sul terreno per salire di livello.
    E' anche per questo che ho apprezzato molto i duelli finali di Yugi contro Bakura e contro Atem, per quello che rappresentano le carte che usa il nostro ottavo nano.

    CITAZIONE
    Ha un papà sempre in viaggio che chiama ogni sera, una mamma che lo costringe a mettere in ordine la sua stanza ogni venerdì pomeriggio e a piegarsi i calzini

    Ma quindi questi fantomatici genitori esistono? Il cartone ci fa vedere sempre e solo il nonno!

    CITAZIONE
    la luce tenue di una lampadina appesa al soffitto che, tuttavia, non penetra tutti gli angoli e li lascia immersi nell’oscurità, tanto che sembrano non esistere, ma aprirsi, penetrare l’infinito(...)Yuugi non ha paura

    Mi piace questa parte che prefigura l'incontro di Yugi con le Tenebre, quelle del Fanfy e quelle più spaventose di Bakura, Marik e so(r)ci, eppure il Nostro non ha timore.

    CITAZIONE
    Il deserto è sconfinato e, davanti ai suoi occhi, muta continuamente. Le dune vengono spazzate dal vento, prima abbattute e poi rimodellate

    Qui mi hai fregato su tutta la linea, pensavo fosse un flashback o simile, invece questo deserto è DENTRO il puzzle!
    Il puzzle come un incubo Escheriano, un tesseratto, un ipercubo, un'astronave TARDIS, più grande all'interno che all'estero - c'è perfino il deserto dentro! Inquietante l'immagine del tempo che scorre a Velocità Smodata corrodendo e disintegrando le vestigia egitticheggianti.
    La "porta" in mezzo al deserto mi ha ricordato le misteriose "porte sulla spiaggia" di Stephen King... scusa, sai che sono un fan kinghiano e lo cito spesso a sproposito!

    CITAZIONE
    E’ il signore che dirige il suo gioco con l’eternità come fosse una partita a Senet

    Ho apprezzato moltissimo il riferimento al Senet perché lo faccio citare a Bianca in "Magazzino dei Mondi" (quando parla con FrUlli di Tutankamen e di suo padre, VERI "faraoni senza nome", finché gli archeologi non li hanno sgamati, ovviamente).
    Forse è una coincidenza che mi sono sognato solo io, ma mi ha sempre intrigato, fin dai "vecchi tempi", la somiglianza tra la parola "senet" e la parola giapponese "sennen", cioè "millennio"... un caso? o Takahashi l'ha fatto apposta?

    CITAZIONE
    Il tavoliere che usa per le sue partite esiste davvero e occupa un’intera sala: è di forma rettangolare, con le caselle colorate e smaltate, le pedine di forma diversa in alabastro, le tavolette che fanno da dadi

    E questo è il tavolo su cui lo vedremo affrontare Bakura nella Memory Saga, giusto? Chissà come si annoierà a giocare da solo. O gioca contro Kuriboh?
    A proposito, voglio anch'io il biliardo in ufficio come alla sede di Google, ma non me lo vogliono dare! E voglio anche un'arena di duelli con gli ologrammi, sì, la voglio, la voglio!

    CITAZIONE
    L’Occhio di Ra

    Dopo tutti questi anni io non ho ancora capito: è l'occhio di Ra o no? Perché qualche sito lo chiama occhio di Anubi. E altri siti citano l'occhio di Wadjet o Widjat che però se ho capito bene è diverso, con allungamenti laterali.

    CITAZIONE
    “Questa è la via che conduce all’Inizio e alla Fine”

    Dove speriamo di non incontrare un soldato lustrato al Sidol e un drago "disordinato" che se le danno si santa ragione!

    CITAZIONE
    «Un gioco egizio? Sembra proprio bello, grazie nonno! Mi metterò subito d’impegno per risolverlo e lo custodirò gelosamente! »

    Eh eh, due promesse che non riuscirà a mantenere al 100%, visto che 1) lo risolverà quasi di botto solo N anni dopo, forse perché i Tempi saranno Maturi; e 2) portarlo a scuola non sarà proprio una grande alzata d'ingegno. Anche se, col senno di poi, sarà provvidenziale per creare il rapporto con Joey.

    CITAZIONE
    C’è scritto che colui che risolverà il rompicapo potrà esprimere un desiderio!

    Ma c'era anche scritto, cosa che fose Doppiosei non aveva capito o ha omesso, che chi risolverà il rompicapo riceverà... IL DONO DELLE TENEBRE...


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    Mini-Refusi: Sugoroko -> Sugoroku. "ombre proiettati" -> "ombre proiettate".
     
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    Accidenti, quanta roba! *_* Voglio dire, sono spiazzata da questo commento così positivo e travolgente, Fantasma. Grazie! :bril:
    Sei riuscito a cogliere nel profondo il senso della storia, quello che speravo emergesse: è davvero un piacere quando il messaggio che vuoi far passare arriva dritto al cuore del lettore, ti da una tale soddisfazione, e immagino tu lo possa immaginare. :P
    In realtà, magari riesco a scrivere delle introspettive, ma la tua inventiva, quella avuta per il MdM (visto? Anche la tua storia ora ha la sua sigla per poterla abbreviare! XD), non riuscirei mai a pareggiarla o batterla. Sono realista, su! ù_ù
    Anche se un brivido a sentire accostamenti a Dickens e King c'è stato! XD Mica lo merito!

    Io penso una cosa, a proposito di Yugi e Atemu, ovvero che sono due personalità complementari. Lo hanno dimostrato a più riprese nel corso del manga e dell'anime: solo uniti danno il meglio di loro, perchè laddove il Faraone è Oscurità, Yugi è Luce. Dove uno è gentilezza, l'altro è spietatezza. Dove uno è dolcezza, l'altro è orgoglio. E poi, da questo alternarsi, nasce la combo (per dirla alla maniera dei duellanti) e dalla combo nasce la fusione e il reciproco scambio e arricchimento dei due personaggi e ognuno di loro acquista qualcosa dell'altro, evolvendosi.

    Non hai colto il riferimento del titolo, però! ù_ù Dai, prova ad indovinare il tributo a chi è!


    CITAZIONE
    E i due è come si cercassero a vicenda, ma all'inizio sono destinati a non trovarsi, un po' come le lettere di Sangan e Tour Guide che si incrociano senza trovare il destinatario (oh ca22o che razza di paragone ho fatto, non intenderla in senso slash!).

    Oddio, no! Niente slash! XD Però può rendere l'idea! ù_ù

    CITAZIONE
    E te credo! I personaggi degli anime hanno spesso e volentieri occhi enormi, ma quelli del nostro tricolore sono di livello superiore..

    E' vero! XD E' una costante dei personaggi dei manga avere gli occhi abnormi. E' un gusto che si avvicina agli occhi occidentali, quello dei mangaka. Ma ubbidisce anche all'idea che, più grandi sono gli occhi dei pg, più questi sono in qualche modo dolci, un po' infantili e trasmettono purezza.
    Non a caso, spesso e volentieri, i cattivi hanno un taglio di occhi diverso, più affilato. :P


    CITAZIONE
    ... ma anche i re del passato che ci guardano da quelle stelle..

    Simba! :bril:


    CITAZIONE
    Finchè il Silenzioso non è rimasto abbastanza tempo sul terreno per salire di livello.
    E' anche per questo che ho apprezzato molto i duelli finali di Yugi contro Bakura e contro Atem, per quello che rappresentano le carte che usa il nostro ottavo nano.

    Concordo, ci sono molti rimandi - nei deck - alla personalità dei pg!


    CITAZIONE
    Ma quindi questi fantomatici genitori esistono? Il cartone ci fa vedere sempre e solo il nonno!

    La mamma di Yugi (una donnina dal viso simpatico!) appare in uno dei primi numeri del manga, se non erro, in una scena dove chiama Yugi per la cena, se non erro.
    E il riferimento al mettere a posto i calzini, si riferisce sempre ad una scena del manga dove Yugi ha il pavimento della sua stanza tappezzato di calzini spaiati, perchè non riesce ad appaiarli! XD
    Per il padre, ad ora, non ricordo se c'è un riferimento nel manga, comunque fa l'archeologo, come il nonno di Yugi. ù_ù


    CITAZIONE
    Mi piace questa parte che prefigura l'incontro di Yugi con le Tenebre, quelle del Fanfy e quelle più spaventose di Bakura, Marik e so(r)ci, eppure il Nostro non ha timore.

    Yugi è un ometto coraggioso! *_* Sì, esattamente, si riferisce proprio a questo, in particolare è un rimando allo spazio-tempo contenuto nel Puzzle del Millennio! ù_ù


    CITAZIONE
    Qui mi hai fregato su tutta la linea, pensavo fosse un flashback o simile, invece questo deserto è DENTRO il puzzle!
    Il puzzle come un incubo Escheriano, un tesseratto, un ipercubo, un'astronave TARDIS, più grande all'interno che all'estero - c'è perfino il deserto dentro! Inquietante l'immagine del tempo che scorre a Velocità Smodata corrodendo e disintegrando le vestigia egitticheggianti.
    La "porta" in mezzo al deserto mi ha ricordato le misteriose "porte sulla spiaggia" di Stephen King... scusa, sai che sono un fan kinghiano e lo cito spesso a sproposito!

    Mi piaceva moltissimo questa immagine del Puzzle che ha un suo spazio-tempo. E' una cosa che riprendo moltissimo in altro one-shot e anche in TSotP, in effetti.
    Trovo che sia una esigenza dare una dimensione vera e tangibile al luogo abitato dal Faraone. Ho sempre pensato che il Puzzle sia modellato sui desideri e la volontà, le paure stesse di Yami.
    Sono felice di averti fregato! BWAHAHH!


    CITAZIONE
    Ho apprezzato moltissimo il riferimento al Senet perché lo faccio citare a Bianca in "Magazzino dei Mondi" (quando parla con FrUlli di Tutankamen e di suo padre, VERI "faraoni senza nome", finché gli archeologi non li hanno sgamati, ovviamente).
    Forse è una coincidenza che mi sono sognato solo io, ma mi ha sempre intrigato, fin dai "vecchi tempi", la somiglianza tra la parola "senet" e la parola giapponese "sennen", cioè "millennio"... un caso? o Takahashi l'ha fatto apposta?

    Questa one-shot è stata pubblicata su EFP il 04/02/2011. Pensa, quindi, quando ho trovato un riferimento al Senet nella tua MdM che effetto mi ha fatto!
    E ti dirò, mi pare che in qualche modo la coincidenza di cui tu parli Takahashi la conoscesse e l'abbia sfruttata. Credo di averlo letto da qualche parte, sai?
    Il Senet è uno dei giochi più antichi che si conoscano. Solo nella tomba di "Tut" sono stati trovati diversi tavolieri molto ben coservati e molto belli. Ci sono anche diversi affreschi che raffigurano partite a Senet, di cui uno molto famoso dove è ritratta la regina Nefertari, se non erro. (Nefertari e NON Nefertiti. u.u)
    Mi piaceva inserire il riferimento al Senet nella dimensione del Puzzle, l'ho visto come un gioco di guerra e strategia in preparazione all'avvento nel mondo moderno del Faraone come spirito vendicativo.



    CITAZIONE
    E questo è il tavolo su cui lo vedremo affrontare Bakura nella Memory Saga, giusto? Chissà come si annoierà a giocare da solo. O gioca contro Kuriboh?
    A proposito, voglio anch'io il biliardo in ufficio come alla sede di Google, ma non me lo vogliono dare! E voglio anche un'arena di duelli con gli ologrammi, sì, la voglio, la voglio!

    Si riferisce sempre al Senet, un Senet gigante. U_U Diciamo che... sì, può essere interpretato anche con la mega arena del GDR contro Bakura nella Memory Saga, ovviamente coi connotati cambiati rispetto al classico tavoliere da Senet. :P
    E' lì che gioca contro le Ombre, il nostro caro Faraone (o i mostri di Duel Monster rinchiusi con lui che dir si voglia).

    Per il biliardo... temo di non poterti accontentare. T_T


    CITAZIONE
    Dopo tutti questi anni io non ho ancora capito: è l'occhio di Ra o no? Perché qualche sito lo chiama occhio di Anubi. E altri siti citano l'occhio di Wadjet o Widjat che però se ho capito bene è diverso, con allungamenti laterali.

    Ahia! è_é E' l'Occhio di Ra, detto anche Occhio di Horus quando poi Ra e Horus sono stati associati in una stessa divinità. Anubi non c'entra nulla, con questa faccenda. I nomi che hai trovato sono una delle versioni di translitterazione dal geroglifico di questo simbolo molto importante e conosciuto in Egitto, legato alle divinità solari in particolari e anche al mito di Bastet-Sekhmet (un mito molto bello, consiglio una lettura, in giro per il web si trova ù_ù).
    In realtà, l'Occhio di Ra è sia destro, che sinistro. Ognuno dei segmenti con cui è disegnato ha un significato matematico (è legato alle frazioni) e molto altro ancora. ù_ù


    CITAZIONE
    Dove speriamo di non incontrare un soldato lustrato al Sidol e un drago "disordinato" che se le danno si santa ragione!

    BWHAHAHH! XD No dai, mi sembrava interessante l'accostamento di Inizio e Fine: Inizio perchè il Faraone torna alla vita, Fine perchè poi, alla fine, tornerà oltre la porta, nell'Aldilà.


    CITAZIONE
    Eh eh, due promesse che non riuscirà a mantenere al 100%, visto che 1) lo risolverà quasi di botto solo N anni dopo, forse perché i Tempi saranno Maturi; e 2) portarlo a scuola non sarà proprio una grande alzata d'ingegno. Anche se, col senno di poi, sarà provvidenziale per creare il rapporto con Joey.

    Vero! XD Lo risolve dopo 8 anni, quando ormai è al primo anno di liceo. E poi Jono ci mette lo zampino, ma il Puzzle porta fortuna in quel caso!


    CITAZIONE
    Ma c'era anche scritto, cosa che fose Doppiosei non aveva capito o ha omesso, che chi risolverà il rompicapo riceverà... IL DONO DELLE TENEBRE...

    Alur, mi pare doverosa dare una spiegazione alla cosa. C'è scritto, in geroglifico, che "colui che si legherà a noi possiederà il sapere e il potere oscuro", citando dal primo numero del manga.
    Tuttavia, Yugi qua ha 7 anni e il nonno gli dice una mezza sciocchezza, come si fa coi bambini, parafrasando allegramente l'iscrizione in modo meno traumatico. XD
    Infondo, Yugi cerca di finire il puzzle per poter esprimere un desiderio, che è quello di avere degli amici.
    Quindi ho optato per questa versione. u.u


    Contenta ti sia piaciuta la colonna sonora, direttamente dal film "La piramide di luce". E' una delle mie preferite! *_*
     
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    Eh? Dickens? Ho citato Dickens? Non credo di aver mai letto niente di Dickens...
     
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    Seh, Dickens! XD Ho sbagliato io a scrivere, abbi pietà di me! XD
     
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    Dopo tutti questi anni io non ho ancora capito: è l'occhio di Ra o no?

    lo sapete in realtà di chi è? è di...
    stocazzo :)


    scherzi a parte nemmeno io ero sicuro di chi fosse sto occhio, anzi all'inizio da ignorante pensavo che tutti gli oggetti fossero da ricondurre all'OCCHIO del millennio, per via dell'OCCHIO
     
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    Seh, Dickens! XD Ho sbagliato io a scrivere, abbi pietà di me! XD

    Ah, ho capito, io intendevo Dick e non Dickens!
    Philip K. Dick, grande scrittore ma cognome del c...
    (E poi di Dickens una cosa l'ho letta: il Canto di Natale)

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    Non hai colto il riferimento del titolo, però! ù_ù Dai, prova ad indovinare il tributo a chi è!

    Festa la vesta, sabato l'abito, venere la CENERE...
    Sono andato in una centrale a carbone giusto per raccogliere una tonnellata di cenere, da mettere in un bell'imbuto, tirare la cordicella e poi cospargermi non solo il capo ma anche tutta la mia indegna persona.
    Ebbene sì, perché non avevo colto il riferimento e ho dovuto... (dito nel colletto come Al Capone)... googlare.
    Mea culpa, mea maxima culpa!
    Che i Valar mi perdonino, che il sommo Eru Iluvatar mi perdoni, e soprattutto che mi perdonino tutti i fan del grande Inkling!
     
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    Beh, il riferimento al Signore degli Anelli era un po' occultato, infondo. La frase infatti è "Qui, alla fine di ogni cosa".
    E mi piaceva molto come espressione e l'ho ripresa, dacchè è evocativa e ci stava bene come titolo (io sono un disastro coi titoli).
     
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10 replies since 5/3/2013, 02:11   76 views
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